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lunedì 14 luglio 2014

I MIEI LIBRI


Copertina del libro di poesie "MAREE"
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Sergio Ghio

Maree

POESIE


Parte Prima






 











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Tutti i diritti di copyright sono riservati all’autore
Ogni violazione sarà perseguita a termini di legge

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PREFAZIONE

Sergio Ghio, poeta  e scrittore, è noto e assai apprezzato nel panorama   culturale  italiano, soprattutto per il suo modo incisivo di reagire attraverso le pagine che abbracciano una varietà di temi suscitando un senso  di positività  al  lettore. Le liriche, come  una  sorgente  inesauribile  di vita e gioia, sono come  prosciugate  di silenziosa  dignità  che superano senza clamore qualsiasi ostacolo. La lirica di Sergio Ghio  nasce  da una vera e propria riflessione con la volontà di  dipingere con le parole, immagini e sensazioni.I colori delicati  tipici  di  un acquarello in cui riscopriamo i dolci suoni della natura, sono rappresentati con rara semplicità.
Lo stile inconfondibile di Sergio Ghio è personalissimo, incisivo ed originale mentre i suoi versi  ci  colpiscono  per l’intensità di  espressioni  ed  immagini  che mutano continuamente e si  connotano suggestive ed evocative, denotando la straordinaria  capacità  del poeta che li  traduce, modella e li rende  sorprendenti come  un  vero cocktail di talento ed amore verso la lirica.


Biagio Di Meglio,storiografo del cinema nonché presidente Dell’Accademia Universale“Giosuè Carducci”.
     
Angelov Svilen,poeta e scrittore,Presidente del Centro Cul-turale “Nuovo Arcobaleno”.




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domenica 29 giugno 2014

I MIEI LIBRI


COPERTINA




                                                              A Toni Bregante
                                                                                                   autore del libro
                                                                                     “Cento barche cento padroni”

                 





Sergio Ghio
    
LA NAVE IN BOTTIGLIA
(conversazione notturna)














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in ogni sua forma.
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Sergio Ghio  è  l’autore del volume vincitore della sezione dedicata alla Bellezza, al Concorso curato dal Festival Internazionale di Poesia “Parole spalancate” di Genova. Fortemente attratto dal mare,sua grande fonte d’ispirazione che rientra in quasi tutti i suoi libri, La nave in bottiglia di Sergio  Ghio  è “un attraente invito a immergersi in un mare fatto di miti, di fresche correnti, di eterna bellezza.
Il sapiente uso della lingua, con uno stile ricercato e raffinato  ma  che  evita  ogni autocompiacimento, riesce  a tenere alta  la  tensione  lirica  per  l’intero libro, e  regala al lettore un viaggio  sensoriale  in un universo marino fatto di odori salmastri, sfregamento di sartiame, rimbombi di stive”










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mercoledì 2 aprile 2014

I MIEI LIBRI- QUELL'ULTIMA CALDA ESTATE


                       
                                                                        Copertina








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Quei destini rubati

di oliva.novello 29 agosto 2016


Con questo libro Sergio Ghio ci regala pagine di indicibile bellezza, con la ricchezza lessicale che gli è propria e che sa trasformare la prosa in poesia, mutuando talora da  quell’universo il suo linguaggio, con uno stile corposo, elaborato e personale. La narrazione inizia con l’incontro fra il nostro autore e un vecchio montanaro della Val Cicana, il quale gli racconta le vicende della famiglia Grixia, i cui membri erano presenti in quei luoghi da centinaia d’ anni, pastori senza gregge ma pastori, civiltà contadina che verrà spazzata via dai ciclopi del rinnovamento in lampi di tuoni e di guerra. I primi capitoli del romanzo sono dedicati a Rachele ed Aimone, figli adolescenti di due fratelli Grixia, Ignazio ed Asterio, colti nello sbocciare del corpo e dei sentimenti nell’Eden dell’aspra valle ligure, che saranno costretti a separarsi quando una grande tragedia colpirà Rachele. Al centro dei cambiamenti in atto negli anni Cinquanta, si trova Asterio Grixia, padre di Aimone, in un tourbillon di personaggi, di vicende, di intrighi in cui ci si sente  travolti; sono pagine  popolate dai personaggi più disparati e inverosimili: ubriaconi, delinquenti, prostitute, fattucchiere, il tutto arricchito di tanti dettagli, di tanti particolari (la réclame, la radio, l’Eiar,  i prodotti taumaturgici, le sigarette Eva, la rivista  “Grandi firme”, Veronica  Lake, gli  sciogli lingua tedeschi del metodo di Otto Popper, ecc.) che si ha l’impressione di un fondamento di verità nella storia narrata. Asterio, travolto dalle conseguenze del cambio epocale, incapace di adeguarsi alle novità e vittima di antichi e nuovi soprusi, in un delirio di disperazione distrugge con il fuoco il vecchio mulino  di  sua  proprietà e vi  trova la morte. Magistralmente tratteggiate, oltre a quella di Asterio, le figure di Aimone, figlio che ha deluso il padre sotto ogni punto di vista, e della cugina Rachele, nonché quella di Isadora, moglie e madre, che reca nel corpo e nella mente le ferite della famiglia d’origine. Ma si può dire altrettanto dei personaggi minori che ruotano attorno ai Grixia, come le bella Abigaile o Stellina, e le varie sanguisughe senza scrupoli che sacrificheranno Asterio per salvare loro stessi dal baratro della povertà. Sarà il figlio Aimone a cercare quella giustizia che il padre invocava con mani vuote che ingombravano la stanza,  nell’ultimo suo tentativo di salvarsi dal disastro.
Romanzo, avvincente, scritto con più registri, storia da tradursi in versione cinematografica, che per tema e collocazione temporale, potrebbe inserirsi nella scia dei film del neorealismo , anche se Sergio Ghio, non facendo parte di quella generazione, dà un tocco personalissimo al racconto. Già il dipinto scelto per la copertina, paesaggio espressionista, ben rappresenta e racchiude l’intera vicenda umana, qui narrata. Storia originale con accenti struggenti, romanzo da gustare in tutta la sua bellezza!




oliva.novello



Oliva Novello nasce a Mirano (Venezia), dove tuttora vive, nel 1949. 
Ha svolto  il suo  lavoro  nell’amministrazione  scolastica. Amante dell’arte e della musica ha seguito per diverso tempo corsi di entrambe le discipline; da parecchi anni è corista nel gruppo musicale “Guido Cingano Ensemble”-Classic Sound, Associazione  Culturale  e di volontariato  di cui è anche presidente. Ha fatto il suo esordio sulla scena della scrittura poetica nel 2010 con la collezione “Esitan…do”- versi in libertà; 
è del 2011 la seconda collezione “Foglie”- Raccolta di versi.   



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I MIEI LIBRI

       
                                                             

                                                                        Copertina
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                                                                 Sergio Ghio

ARSURA
(Spiriti urticanti)

POESIE



     Prefazione di Gian Piero Prassi
 Testo originale a fronte




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PREFAZIONE

         
   Vi sono poeti il cui canto è forte e allo stesso tempo esteticamente appagante,come nel caso di Sergio Ghio le cui liriche si accordano con quanto lo stesso poeta afferma a livello programmatico.Guardare la vita senza infingimenti,rifarsi all’aspra realtà di rapporti primevi tra i protagonisti dell’esistenza.La bellezza non alligna nello zuccherato mondo della finzione,ma nel concreto manifestarsi della natura.Non  a caso in questa raccolta dal titolo “Arsura” ilmare è l’elemento archetipo che ricorre insistentemente nella sua lirica,senza retorica o facile abbandono nostalgico.Il mare è una presenza che pulsa nel nostro sangue e che vale per tutti,e ricorre spesso nella letteratura.Alla luce di una tale “dialettica” in cui l’autore raggiunge poeticamente elevate vette senza  pigrizia e  compiacimento di se come a voler prolungare la bellezza e il piacere di un’esperienza poetica,come chiedesse “l’arresto del tempo” su queste liriche,non sarebbe giusto limitare ad un solo aspetto una poetica così ampia,e del resto abbiamo voluto far affiorare un forte fattore unificante,nell’insieme di una ricerca poetica che ci appare veramente matura.Capace sopratutto di trovare le modalità espressive più efficaci con una levigatezza dei versi  assai  rara nel  panorama dell’espressione poetica contemporanea.


Gian Piero Prassi





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                            La poetessa Alda Merini, il giornalista della “Tigulliana” Marco Delpino, 
                                e Sergio Ghio durante una premiazione a Santa Margherita Ligure.

Sergio Ghio. Ligure  di  Sestri  Levante, città  dove  risiede. Con l’opera  “Arsura” , l’autore traccia con leggerezza  im-magini di umanità affacciata sul  mare, capace  di descrive-re mari interiori e paesaggistici con una lingua scarna, nella scia  della  grande  tradizione  ligure, e ottiene la  menzione speciale della giuria del Premio Internazionale organizzato  al Festival Internazionale di poesia di Genova. “Recensione  indipendente della versione dell’opera  che ha partecipato al concorso  nazionale,  ilmioesordio-Poesia  2014 organizzato  dal  sito  ilmiolibro.it   in  collaborazione  con  il Festival Internazionale di Poesia di Genova. La recensione è a cura della redazione del festival”.   



Sergio  Ghio  continua in quell’immaginario fil  rouge,  che unisce tanti poeti liguri del Novecento (soprattutto Montale e lo Sbarbaro di scarsa lingua di terra…), dove la secchezza del linguaggio e la ricerca sintattica, danno vita a un connubio nitido, diretto, pungente. Ecco allora che il titolo del libro “Arsura – Spiriti urticanti” riassume  quanto  appena  detto, con una grande capacità di trasformare  in  epos la sua quotidiana vicinanza col mare e con la natura.
Ghio  possiede  una  scrittura  forte, come il “vento di greco corroso a prosciugare  ogni  tardo stupore”, nella quale l’alternanza di luce e ombre, amplifica la vivacità  e la  profondità  delle immagini offerte a ritmo continuo, ed è la chiave di lettura della sua poetica. Il paesaggio non è solo un fondale, ma è protagonista come gli individui e le cose  animate  che vi  si  muovono  dentro, dallo scoglio dai grandi occhi neri, alle ninfe di catrame, alle  alghe  in  agguato, un  paesaggio che sembra sospeso tra sogno e  realtà, “dove  donne di ceppo antico e viso di bambine che nessuno mai vide aprono il  palmo della  mano dove  deporre il respiro, l’occulta radice, il sogno che dorme”.

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